Marco Bersani ci racconta la lotta per il diritto alla salute di Attac Italia, una rete internazionale presente in 40 paesi
Presentaci un po’ la realtà di Attac Italia
Tre rivendicazioni che per voi sono fondamentali nella vostra lotta?
Direi per primo il controllo dei movimenti di capitale e cioè l’unica cosa che è libera di muoversi in giro per il pianeta senza nessun tipo di controllo all’interno del sistema neoliberale attuale. Questo si può fare sia attraverso una tassa su tutte le transazioni finanziarie che abbasserebbe moltissimo la speculazione sui mercati finanziari e permetterebbe di raccogliere enormi risorse da destinare a progetti sociali e ambientali.
Secondo punto è fuori tutti i beni comuni e servizi pubblici dalle logiche di mercato. Beni comuni vuol dire beni naturali (acqua, aria, energia) ma anche beni sociali cioè istruzione, sanità, diritto ad abitare insomma tutti servizi che permettono di garantire i diritti fondamentali delle persone. Devono essere gestita in maniera pubblica e partecipativa.
Il terzo elemento è la fine della trappola del debito pubblico. Nel senso che secondo la nostra analisi il debito pubblico è una trappola artificialmente inventata per permettere modello capitalistico di proseguire sulla strada dell’austerità e delle privatizzazioni e quindi va cancellato tutto il debito illegittimo mentre la parte legittima va ristrutturata sotto altri parametri che non vadano a penalizzare l’erogazione dei servizi e dei diritti delle persone. Più in generale pensiamo che serva ripubblicizzare e reinternalizzare il sistema bancario e finanziario perché è l’unica possibilità di poterlo utilizzare per l’interesse generale.
Quali metodologie servono per attuarle?
Io credo che i movimenti debbano fare due salti di qualità. Il primo è chiudere la competizione tra le lotte e tra quali sono le contraddizioni fondamentali, perché il modello capitalistico è diventato pervasivo, quindi qualsiasi lotta o vertenza rende evidente una contraddizione del modello e perciò sono tutte necessarie.
Il secondo elemento è che per molti anni lotte, anche molto radicali, hanno continuato a ritenersi lotte specifiche o sul tema o sul territorio. Secondo noi ogni lotta deve cominciare a considerare se stessa come parte di una società, proponendo un’alternativa al sistema e non semplicemente una difesa di un determinato bene o territorio. Dobbiamo costruire una convergenza tra tutte le esperienze delle realtà che sono in campo, fornire una progettualità alternativa.
Cosa ti auguri quindi dai congressi per la salute?
Mi aspetto intanto di conoscere quali sono le realtà in campo per poi capire tutti assieme quali sono i tre punti su cui possiamo convergere sia a livello nazionale che territoriale per portare avanti una battaglia che sarà di medio periodo.